lunedì 2 marzo 2015

Il Capitalismo è un artefatto contro natura, l' uomo e un vero mercato

 "La  nostra  specie  è  talmente  priva  di  saggezza,  a  tal  punto  incapace  di  amore imparziale, così sorda persino ai più elementari dettami dell' autoconservazione, che la prova suprema della sua sciocca ingegnosità sarà lo sterminio di ogni vita sul pianeta?  Non posso credere che sarà questa la fine. Vorrei che gli uomini dimenticassero per un momento le loro diatribe e riflettessero che, se permetteranno a se stessi di sopravvivere, esistono tutti i motivi per aspettarsi che  i  trionfi  del  futuro  superino  in  misura  incommensurabile  i  trionfi  del passato.  Davanti  a  noi,  se  lo vogliamo, sta un continuo progresso in fatto di felicità, conoscenza e saggezza. E sceglieremo noi invece la morte perché siamo incapaci di dimenticare le nostre diatribe? Da essere umano, rivolgo un appello agli esseri umani: ricordatevi della vostra umanità e dimenticate il resto. Se così potrete fare, davanti a voi si spalancherà  la  strada  verso  un  nuovo  paradiso;  altrimenti,  nulla  si  aprirà  davanti  a  voi  se  non  la  morte universale”.  ( B. Russell ).

"Qual' è dunque la nostra odierna condizione?
Il capitalismo e un socialismo volgarizzato e deformato hanno portato l'uomo al punto da essere esposto al pericolo di trasformarsi in automa disumanizzato; l'uomo sta perdendo il proprio equilibrio mentale, è sull'orlo della totale autodistruzione". ( E. Fromm )

Cominciamo dunque a sbarazzarci di qualche luogo comune, caro al pensiero unico, anche per quanto riguarda la produzione ed i suoi sistemi. Cominciamo a farci qualche fragorosa e liberatoria risata alla faccia di Hobbes ( quello per cui l' intrinseca natura umana sarebbe semplicemente quella di lupo per gli altri uomini ), e di Adam Smith ( quello per cui il capitalismo, in un contesto di cosiddetto libero mercato, sarebbe regolato da una "mano invisibile" che ne regola e redistribuisce automaticamente benefici e vantaggi ).


Cominciamo dal secondo assunto, in quanto più facilmente abbordabile e la cui falsità balza oggi drammaticamente agli occhi con l' estrema evidenza della mostruosità ingorda di quelli che i Media chiamano "i Mercati": come dimostra la pura e semplice osservazione dell' attualità tale assunto si è rivelato essere del tutto fasullo, ed anche un bambino sa che nessun sistema economico, al di fuori forse della minima azienda familiare, andrebbe da nessuna parte senza la fattiva compartecipazione della politica e dello Stato. La deregolamentazione sempre più estrema delle leggi del mercato, e la complicità sempre più stretta tra stato e mercato hanno portato oggi a stati e nazioni che, abbandonata ogni funzione primaria di baluardo a difesa del cittadino, si sono fatti mercanti ed azionisti essi stessi. La progressione esponenziale in tale direrzione delle leggi di mercato, del conseguimento del massimo profitto come prima ragione esistenziale, della priorità delle cose e dell' "avere" sulle persone e sull' "essere" hanno portato oggi a quella diabolica e potentissima commistione politico-militar-industriale eufemisticamente chiamata col nome di "Comunità Internazionale". Dove oltretutto, in nome del Mercato, si è arrivati in ogni settore al monopolio e all' estinzione di ogni reale e più autentica possibilità di un normale scambio di prodotti e servizi.
Le tragiche conseguenze di questa ostinata direzione che tuttavia non accenna a demordere sono oggi ben evidenti sotto gli occhi di tutti, senza bisogno di inoltrarci oltre col discorso, che semplicemente chiudiamo con la triste constatazione che su questo campo possiamo fare ben poco, almeno finchè non muteranno le necessarie condizioni socio-politiche, stante la totale disparità delle forze in gioco ed il totale, avvenuto scollamento di quella che dovrebbe essere la componente democratico-rappresentativa dalla base della popolazione.

A noi interessa invece maggiormente capire quanto in realtà siamo attivi complici e compartecipi nella creazione di queste mostruosità, campo invero sul quale potremmo fare moltissimo; quanto alla fine, come detto fin dalla prima lettera, siamo, che ci piaccia o meno, tutt' uno col nemico che oggi vediamo così bene concretizzarsi di fronte ai nostri occhi; quanto il mostro si serva del contributo attivo del nostro pensiero, del nostro inconscio sociale ed infine delle nostre azioni per concretizzarsi ed autoalimentarsi. Questo il vero terreno su cui possiamo giocarci la partita: cominciando a ristabilire le priorità innanzitutto nel nostro pensiero e nelle nostre menti, nelle nostre fattive energie che invece prostituiamo più o meno consapevolmente al mostro stesso. A nostra difesa va detto che così siamo stati, e continuiamo ad essere, storicamente condizionati proprio dalle necessità del sistema produttivo; un sistema che magari è stato utile in passato per uscire dalla minaccia del bisogno e dallo stato di necessità generale, ma che oggi come una locomotiva impazzita ha preso la mano al macchinista. Occorre riprendere la guida, o abbandonare il treno e la sua ormai folle corsa.

PROPAGANDA: LA PARTE RAZIONALE    
Innanzitutto quindi ribadiamo il concetto che un Sistema è una "macchina complessa" che, per reggersi e funzionare a regime, abbisogna sia di apparati collaterali che fungano da regolatori, sia di un lubrificante che ne attenui gli attriti interni. Se gli apparati collaterali saranno pertanto forniti dalla politica e dalla forma di governo, il lubrificante sarà fornito dai Media e dalla Cultura, atti ad indurre quel determinato stile di vita, quel determinato pensiero e inconscio sociale che plasmino l' individuo in modo che ben si adatti al sistema organizzativo-produttivo, senza che si generino troppi attriti. L' uomo deve "desiderare conformarsi" al sistema affinchè questo funzioni a regime: essere consapevoli di questo ci aiuterà a valutare meglio il bombardamento culturale e mediatico, ed a cominciare a fare pulizia del pensiero-spazzatura con cui continuiamo a ragionare. Sapere che i pensieri a cui ci conformiamo e che quotidianamente utilizziamo per orientarci non sono in realtà veramente nostri, ma il frutto di un ingegnoso condizionamento psicologico, ci aiuterà a liberarcene ed a cercare in noi pensieri più autentici oggi inascoltati e repressi.
A questo punto diventiamo anche consapevoli di come accademici, pseudo-filosofi, pseudo-economisti, e tutti i portavoce dell' ufficialità altro non siano che i "sacerdoti della signora ipocrisia" di cui abbiamo già detto riferendoci agli economisti e monetaristi ufficiali, che ci hanno lasciato con le loro teorie questo bel regalo del debito inestinguibile, a furia di inseguire il profitto che generi ulteriore profitto, la priorità delle cose sulle persone, il fantomatico auto-aggiustamento di una norma comportamentale già in partenza ingorda ed ingiusta, quell' "avere sempre di più" eletto a legge economica, morale e sociale.   

LA PARTE EMOZIONALE
Ma come possono tali condizionamenti indotti attecchire così profondamente in noi fino al punto che arriviamo a considerarli come il "nostro" vero pensiero, come il nostro più intimo sentire ?
Possono farlo perchè utilizzano e si basano comunque su intime componenti umane, per quanto deviate e storpiate nella direzione finale. Il più banale spot pubblicitario abbisogna di questo intimo meccanismo per poter funzionare: usare desideri inconsci e parti potenzialmente sane per devolverli sul desiderio di acquisto. A maggior ragione la propaganda di sistema userà tutte le sue voci per potersi installare su desideri inconsci e parti potenzialmente sane e devolverle verso lo scopo di auto-adattamento dell' uomo al sistema stesso.
Così il nascente capitalismo ha fatto leva sia su desideri insani ( quali l' egoismo, la brama del possesso, la modalità dell' avere sempre più cose per "essere" ) che su parti potenzialmente sane ma deviate nel loro utilizzo finale ( la dinamicità, l' iniziativa individuale, la capacità di collaborare con gli altri, il desiderio di "progredire", ecc. ). La propaganda del capitalismo utilizza dunque sia impulsi poco nobili giacenti nell' animo umano che gli impulsi più nobili, dando però loro una soluzione "surrogata" su cui andare a risolvere. Con un termine musicale potremmo dire che si tratta di una "cadenza d' inganno", in cui l' accordo di moto, tensione o dominante va a risolvere non sulla sua naturale soluzione ( la tonica o quiete ) ma su un suo sostituto, che ne mantenga alcune caratteristiche ma che in realtà si tratta di una cosa completamente diversa. E come la cadenza d' inganno dà in musica una sensazione di "piacevole spaesamento", ecco che anche le soluzioni surrogate proposte dal sistema dovranno comunque avere una parte di "accettabilità e compensazione" per poter attecchire, altrimenti verrebbero rigettate. Dovranno insomma fornire un tornaconto secondario all' amputazione effettuata, pena il loro immediato rigetto. Per esempio, l' ansia esistenziale generata dalla "non autenticità" dei comportamenti finali dovrà così essere compensata con una più allettante spinta al consumo o all' evasione, per poter essere a lungo tollerata. E questo intreccio di dinamiche costituisce l' aspetto più maledettamente difficile da districare e sradicare dal nostro pseudo-pensiero, perchè fortemente legato a nostre pulsioni intime del tutto legittime, anche se distorte nella loro risoluzione finale, soluzione fittizia alla quale comunque ci aggrappiamo perchè costituisce pur sempre una risposta a bisogni esistenziali di primaria importanza.

Alla luce di quanto affermato dobbiamo considerare Hobbes come uno pseudo-filosofo: Hobbes mente, tradisce l' essenza della filosofia che è la ricerca del vero, il "conosci te stesso"; tuttavia mente solo a metà, in quanto l' essere lupo agli uomini è la componente deviata e distorta della più naturale e connaturata pulsione umana all' "essere efficaci", incisivi, al contare qualcosa per gli altri, o più semplicemente l' esigenza del dare un senso alle proprie azioni e alla vita. Tuttavia ogni vero filosofo e maestro dell' arte del "conosci te stesso" fin dal passato più remoto, fin da Socrate, ha sempre individuato una componente d' amore quale movente profondo dell' essere umano; qualsiasi indagine psicologica e psicanalitica trova sempre un bisogno d' amore alla radice profonda dei comportamenti più strambi; senza un profondo sentimento d' amore l' umanità non sarebbe nemmeno in grado, che ne so, di accudire la prole, e se l' uomo fosse veramente solo un lupo per gli altri l' umanità si sarebbe estinta già da un pezzo, stanti guerre e altre delizie del genere, mentre la testimonianza pratica ci parla di uomini che arrivano a nascondere in casa il "nemico" a dispetto del potere costituito, o a sacrificare anche la propria vita per il cosiddetto nemico. Alla faccia di Hobbes.

Se prendere le distanze dal condizionamento razionale può risultare abbastanza facile una volta conseguita la consapevolezza del medesimo, molto, molto più arduo sarà quindi prendere distacco da questa parte emozionale. E' questa che rende tanto tenace il Pensiero Unico, tanto inattaccabile dalla logica, è questa che genera le fortissime resistenze e viva opposizione in chi vorremmo tentare di rendere consapevole: perchè la gente si aggrappa tenacemente a quell' accordo messo lì a soluzione della sua intima "tensione", anche se si tratta di un inganno. Dove la soluzione naturale dell' Essere, in risposta alla tensione spirituale ed esistenziale, è stata sostituita dalla "cadenza d' inganno" suonando l' accordo dell' Avere.

Il valore supremo, in tutte le costruzioni sociali ed economiche, deve tornare ad essere l’uomo; scopo della società deve essere quello di offrire le  condizioni  adatte  al  pieno  sviluppo  delle  potenzialità  umane,  ragione,  amore,  creatività;  e  tutte  le soluzioni  sociali  devono  proporsi  il  superamento  dell' alienazione e della  mutilazione  dell'uomo, permettendogli di raggiungere la vera libertà e individualità.  Queste le precondizioni necessarie ed imprescindibili alla nostra Utopia: inutile uscire dalla crisi per rimettersi a perseguire gli stessi comportamenti erronei che l' hanno creata, inutile pensare di poter risolvere il problema del debito per ricominciare semplicemente con un nuovo giro di giostra. Dobbiamo innanzitutto saper rinunciare al nostro egoismo, ai nostri desideri insani ed alla parti sane che però riconosciamo venire deviate, reindirizzandole; dobbiamo saper riconoscere e rifiutare i dogmi e gli pseudo-ideali indotti dal capitalismo storico e dai suoi falsi sacerdoti, perchè "lì" sta la fregatura. Questo dobbiamo capirlo e farlo tutti, anche l' attuale ceto medio, la classe imprenditrice, il trader e l' azionista di borsa, l' èlite ancora benestante, tutti inevitabilmente destinati, come Zimbardo, a subire lo stesso destino della base della piramide. Come è possibile che oggi un pugno di banche e multinazionali possa tenere per il collo l' intero globo senza la nostra fattiva compartecipazione a vario grado e livello ? Togliamo tutti insieme alimentazione al mostro, e il mostro come per incanto svanirà. Poi potremo metterci a discutere se si tratterà di reimplementare un capitalismo molto più regolamentato e controllato, o un sistema produttivo completamente nuovo.            

Per oggi può bastare cara Amica; ne riparleremo alla prossima, sempre tuo Patrick Troll.